To Do Time- Tre architetture.





           Foreign Office Architects, International port terminal, Yokohama 1995-2002

"Lo strumento di controllo del progetto è interamente digitale e i due giovani architetti
(Farshid Moussavi e Alejandro Zaera-Polo) riescono a portare a
termine l’opera sperimentando pezzo per pezzo il nuovo know how
informatico, progettuale e tecnologico. L’interesse del progetto non è
tanto nella specificità dell’idea architettonica – un’idea come dicevamo
ampiamente dibattuta – quanto nella grande scala della realizzazione,
nella messa a punto di appropriati strumenti informatici di
controllo sia della progettazione sia del cantiere e nell’affermazione di
architetti di nuova generazione sullo scenario internazionale"  p. 405


Ludwig Mies Van Der Rohe, IIT campus, Chicago, 1938 

"Lascia la Germania per diventare il direttore dell’Illinois Institute of Technology di Chicago con l’incarico di progettare il piano d’insieme del nuovo campus e diversi dei suoi edifici. Con questo progetto statunitense si consuma un arretramento sensibile e drammatico della sua ricerca. Proprio chi aveva compreso come realizzare in un insieme interagente e continuo lo spazio interno e quello esterno abbandona"
Capitolo 6. Mies Van der Rohe.


                                     Giuseppe Terragni, asilo Sant'Elia, Como 1936-1937




"L’archetipo originale, il blocco compatto, e con esso la rigida divisione in tre fasce, vengono così pervase da una profonda riconsiderazione per le esigenze di una natura assunta a parametro oggettivo (di luce, di aria, di protezione), ma anche di ispirazione"

Dal paragrafo 10.9 L’asilo Sant’Elia. Oltre il funzionalismo


Commenti

Post popolari in questo blog

Parte 7 da "Architettura e modernità"